Mindfulness in gravidanza

Diventare una mamma amorevole imparando ad esserlo anche verso te stessa. Scopri la pratica guidata di Mindfulness in gravidanza di Alice Baroni.

Mindfulness in gravidanza

Metta, o Amorevole Gentilezza, per la futura mamma, con pratica guidata Mindfulness in gravidanza di Alice Baroni.
Seconda parte.

Nuovo anno, nuove pratiche per genitori, per neogenitori, ed anche per futuri genitori.
Ho incontrato su Zoom Alice, Psicologa, Psicoterapeuta e Istruttrice di protocolli Mindfulness based.

Potrai leggere di come una mamma in gravidanza possa superare ogni fatica e raccogliere ogni gioiello di questo particolare momento, prepararandosi alla nascita del proprio bambino imparando a comprendere meglio se stessa per essere in grado di contenere le emozioni del proprio neonato, scoprendo cosa possa emergere in modo più vibrante proprio nel periodo della gravidanza e neogenitorialità, e di come poter favorire il dischiudersi di queste preziose qualità del cuore, in particolare, di quella chiamata Amorevole Gentilezza.

Puoi trovare qui di seguito la seconda parte del nostro dialogo. Se non l’hai ancora fatto, ti invito a leggere l’inizio dell’intervista nell’articolo Mindfulness in gravidanza – Prima parte.

Alla fine di questo articolo, come promesso, potrai provare tu stessa ciò di cui si parla, con la pratica guidata Mindfulness in gravidanza sull’Amorevole Gentilezza, di Alice Baroni.

Dialogo, seconda parte

Io – Cosa sono le qualità del cuore? E quali, particolarmente, interessano ad una neomamma?


Alice – Mindfulness è la traduzione della parola sati che in pali – la lingua del Buddha – significa la consapevolezza mente-cuore. La mente e il cuore vengono intese come un’unica entità.

Attraverso la Mindfulness, possiamo allenare alcune capacità della mente- cuore, come la capacità di attenzione, di concentrazione, così come alcune attitudini emotive. Tra queste l’attitudine di benevolenza o Metta può essere di grande sostegno durante la gravidanza e la neo-genitorialità. La pratica di benevolenza o gentilezza amorevole, che tradizionalmente consiste nel mandare auguri di bene, di felicità di auguri a noi stessi, con l’utilizzo ripetuto di alcune frasi di auspicio, è considerata un antidoto verso le emozioni di rabbia e di paura e ha il potere di generare una sorta di presenza amichevole che può sostenerci nelle difficoltà.

L’amorevole gentilezza insieme alla compassione, all’equanimità e la gioia compartecipe, fa parte delle quattro “dimore divine” (Brahma Vihara) definite come qualità di una mente spaziosa e di un cuore che fluisce liberamente.

Io – Come funziona la pratica?

Intendo dire: mi siedo per dieci minuti ogni giorno e ripeto queste frasi sentendo queste sensazioni belle, di bene, di altruismo nel cuore etc.. Ma poi, quando ho finito di praticare, ritorno come prima. Come può questo, portare delle differenze o dei cambiamenti, dentro me stessa o nella mia vita, far sorgere e rafforzare tratti caratteriali positivi?

Alice – Dal punto di vista delle trasformazioni neuro-cerebrali, c’è evidenza che quando più volte ripetiamo un’esperienza, attivando alcune reti neuronali (gruppi di cellule del nostro cervello) esse si rafforzano. Proprio come faremmo con dei muscoli del nostro corpo.

Quindi di fronte a situazioni che possiamo incontrare nella vita di tutti i giorni, se abbiamo esercitato alcune qualità di consapevolezza, sarà più facile mantenere la calma o di attivare una presenza confortante dentro di noi, poiché quelle esperienze (sottoforma di rete neuronale) sono già attive d disponibili per noi.

Diversamente, se l’esercizio di questi stati della mente-cuore è carente, è possibile che di fronte ad alcuni stimoli indesiderati (interni o esterni), si possa attivare una catena di reattività dello stress (cognitiva, emotiva e fisiologica).

Non è che facendo meditazione si abbia la facoltà di restare sempre calmi. Tuttavia, quando certi eventi stimolano delle reazioni di attacco-fuga nella nostra mente, se abbiamo fortificato la nostra capacità superiore (che risiede a livello neocorticale) di osservare questi processi, guadagniamo quello spazio in cui possiamo scegliere se reagire o rispondere, se farci sommergere dall’onda della reattività, oppure imparare a cavalcarla, prendendoci cura di noi stessi.

Gestire la fatica

Durante i momenti o i periodi di stress siamo più vulnerabili ed è facile rimettere in atto comportamenti automatici, penso ad esempio alle fatiche che i genitori affrontano durante i primi mesi e anni della genitorialità. La pratica di benevolenza, che ho descritto prima, può venirci davvero in soccorso in quei momenti, perché è un invito ad attraversare ciò che di difficile si presenta, con un’attitudine di benevolenza anche verso noi stessi.

Se vogliamo essere dei genitori amorevoli verso i nostri figli bisogna che impariamo ad esserlo anche verso noi stessi. C’è una frase emblematica a questo proposito che dice:

Non puoi versare nulla
da un contenitore vuoto.

Se non ci prendiamo cura di noi stessi, offrire comprensione e amore a nostro figlio può diventare qualcosa che ci svuota, che diventa qualcosa che dobbiamo fare, con tutta la relativa fatica.

Io – Trovo che il grande problema di ogni mamma sia proprio questo. Per una questione anche semplicemente fisica, di stanchezza, si trova con energie molto limitate. E così non accede a risorse superiori ma va in “modalità sopravvivenza”, continuando a dare e dare al suo bimbo, nel tentativo di prendersi cura di lui al meglio. Fino a che, però, non le resta più la forza.

Alice – È proprio così, praticare la Mindfulness non deve esser visto come un’altra performance richiesta alla mamma, ma come un’opportunità di imparare ad accogliersi, di essere buoni amici di se stessi.

Io – Quindi rappresenta una facilitazione, un allentare la pressione, piuttosto che un compito aggiuntivo. Perché molte mamme mi dicono – riferendosi alla Mindfulness – “sì, vorrei farlo, ma non ho tempo per ora.. Poi vedrò ”. Intendono, secondo me, che stanno già “tenendo in aria troppe palline”, senza voler aggiungere un altro elemento che può apparire di distrazione dai già numerosi compiti.

Alice – Si, la Mindfulness è proprio come la presenza di una buona amica. Quelle amiche che davvero ti vogliono bene, vogliono il meglio per te, che ti incoraggiano quando hai dei progetti, che festeggiano insieme a te quando hai raggiunto qualcosa. Senza giudizio, ma solamente con quella qualità di presenza.

Io – Questa sì che è una cosa bellissima. Un potere non indifferente, per chi sta per diventare mamma, o è appena diventata. Una buona amica, al tuo fianco. Cosa potrebbe fare da subito, una mamma, per poter iniziare questo percorso? Magari una mamma che non ha mai sentito della Mindfulness prima di adesso?

Alice – Il primo passo è sicuramente quello di osservare il proprio respiro. Spesso ci si riferisce anche al respiro come ad un amico sempre presente per noi. Se lo osserviamo veramente con attenzione, ci può raccontare come stiamo.

Per provare tu stessa ad osservare il respiro, puoi seguire la pratica guidata Mindfulness in gravidanza, di Alice Baroni, in fondo a questo articolo.

Alice – Riprendere contatto con il proprio respiro può sembrare banale, ma se fatto con quella consapevolezza e profondità a cui la Mindfulness ci invita, può essere davvero una riscoperta.
Una mamma ad esempio, attraverso l’osservazione del proprio respiro, può capire cosa succede dentro di lei mentre consola il suo bambino che piange. Può diventare consapevole di quel processo di sintonizzazione che avviene immediatamente anche a livello fisiologico: come il suo sistema nervoso entri immediatamente in risonanza con quello suo bambino.

Anche questa è una cosa straordinaria, e anche un po’ difficile dell’essere neomamma: il trovarsi improvvisamente immersa in stati emotivi così forti.

Questi stati emotivi così potenti e ancora primitivi, provengono infatti dalle aree cerebrali profonde del bambino (il cervello limbico imputato alla regolazione emotiva durante il primo anno di vita è ancora in formazione). Il bambino è completamente dominato dagli stati sensoriali ed emotivi che lo attraversano: è possibile osservarlo nei profondi stati di beatitudine così come nelle crisi di dolore e avversione. E per una mamma, che risuona con lui, può essere davvero faticoso riuscire a rimanere lucida (cioè capace di pensare, riflettere e rimanere calma) durante quest’ultime esperienze.

Ma grazie alla Consapevolezza, la mamma può prendersi la pausa di qualche respiro per osservare ciò che sta accadendo (in lei e nel suo bambino), attivare quella presenza interiore amichevole e piano piano regolarsi verso uno stato di calma e di quiete. Quando la mamma regola il suo sistema nervoso verso la calma, crea un “contenitore” per il suo bambino e offre a lui la possibilità di calmarsi a sua volta.

“Essere” invece di “fare”

Io – È proprio questa la “magia” della Mindfulness, che arriva inaspettata. Perché spesso noi mamme siamo molto orientate al fare, al gesto, al cercare soluzioni di superficie, per calmare un bimbo. Come ad esempio il nostro movimento, la nostra voce, l’utilizzo di vari strumenti etc.. Quando mi trovo sotto stress perché il mio bambino piange, cerco di risolvere in ogni modo. Pur facendo mille azioni però, essendo non calma, non ottengo il risultato voluto. Magari imputo il fallimento a quello che ho fatto, e non al come l’ho fatto, o meglio a come era il mio stato mentre l’ho fatto.

Alice – Hai proprio ragione a volte ci concentriamo sul “Fare” e ci perdiamo il “l’Essere”.

Consapevolezza e comunicazione

In accordo con le teorie della comunicazione è impossibile non comunicare. Abbiamo due modi principali di comunicare: uno esplicito fatto di parole e contenuti (verbale) e uno implicito (non verbale) fatto del tono, del volume di voce, della nostra postura e via dicendo.

Quando questi due piani di comunicazione sono coerenti va tutto bene, ma il problema è quando tra loro c’è incoerenza: cioè se ad esempio ti invito a calmarti, ma lo faccio con una postura rigida, con una voce alterata o un tono severo, ecco che quell’invito a calmarti, a trovare cioè un luogo sicuro per riposare, si scontra con la mia comunicazione non verbale, che in realtà probabilmente ti mette a disagio e ti fa sentire la mia indisponibilità emotiva.

Di fronte a una comunicazione in cui il piano verbale e quello non verbale sono discordanti, noi crederemo alla comunicazione non verbale. Ecco perché se ci affaccendiamo a cercare di “aggiustare” le cose fuori da noi (un capriccio o qualsiasi altra cosa) senza connetterci, essere disponibili ad accogliere e quindi anche cambiare come stiamo dentro, probabilmente il nostro bambino sentirà la nostra voce, i nostri inviti ma non la nostra reale presenza e disponibilità per lui/per lei.

Io – Dopo aver percorso le difficoltà, e le meraviglie, della maternità. concludiamo – prima della pratica – con un consiglio alle mamme.

Alice – Partirei dalla grande meraviglia di incontrare in quanto mamme o future mamme, in modo così diretto, il miracolo della generatività. Se lo riconosciamo per quello che è, esso ci insegna che anche nelle condizioni più avverse la vita non si ferma mai.

Questo miracolo giace nel contatto con la natura feconda di tutte le cose che ci circondano, da quelle più piccole (penso ai cambiamenti naturali, ai piccoli gesti spontanei di generosità) fino a a quelle più straordinarie (la trasformazione del corpo di una donna, fino alla nascita del suo bambino).

Credo che tutti questi siano dei piccoli e grandi richiami a stare in contatto con la straordinarietà della vita, che si muove dentro di noi attraverso il respiro, così come nella gravidanza. La testimonianza della vita che va avanti, che non dipende da noi e allora davvero forse possiamo affidarci profondamente ad essa.

Io – Dove possono le mamme restare aggiornate sui tuoi corsi, o
semplicemente contattarti per farti una domanda?

Alice – Sicuramente sulla pagina facebook Mindfulness in gravidanza e genitorialità, oppure, per info sul percorso in Gravidanza, possono scrivere all’email dedicata Mindfulness in gravidanza di Alice Baroni, mindfulnessgravidanza@gmail.com

In conclusione

L’esperienza della gravidanza e l’esperienza del diventare genitori ci connette a livello profondo con il nostro più grande potenziale evolutivo: quello di trascendere noi stessi.

Il tuo supporto è importante. Se ti è piaciuto questo articolo, oppure ritieni possa essere di aiuto, condividi il link e la pratica guidata Mindfulness in gravidanza creata da Alice Baroni con le persone che pensi possano beneficiarne.

Verifica tu stessa, nella tua esperienza, ciò di cui si parla.
Prova la pratica guidata Mindfulness in gravidanza, di Alice Baroni

Potrai farlo in modo semplice, provando ad ascoltare e seguire le istruzioni della pratica. Riproduci l’audio qui.

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Nel frattempo potrai accedere alla Piccola Biblioteca delle Risorse, per ascoltare sessioni guidate di mindfulness, attività e tanto altro.

Ti invito inoltre se vuoi a scoprire un’altra pratica dedicata ai bambini, guidata da Alice Baroni. Leggi l’articolo I tre animali nella nostra mente, scarica le attività da colorare, ascolta l’audio guidato insieme ai tuoi piccoli. Lo puoi trovare nella Piccola Biblioteca delle Risorse.

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