Illustrazione Mindful Parenting e sonno dei bambini e della famiglia: una mamma, un bambino ed un gatto che dormono insieme.

Quando il bambino non dorme

Quando i bambini sono appena nati, la loro capacità di autoregolarsi non è ancora del tutto sviluppata. Il contatto fisico con uno o entrambi i genitori li aiuta a stabilizzarsi a livello fisiologico. Il nostro respiro, per esempio, li aiuta a regolare il loro; il calore del nostro corpo li tiene al caldo. È come un microecosistema. Il contatto fisico è una parte importante di questa dinamica naturale, come anche sicuramente, l’allattamento.

È vero che praticando co-sleeping 1 ed allattamento a richiesta si può inavvertitamente incoraggiare i risvegli? Sicuramente si. 

Ma i benefici quasi sempre sono più degli svantaggi: la sicurezza e la pace che la nostra presenza fisica da al nostro bambino è nutrimento per il suo intero essere: l’effetto è tangibile. Quando però un bambino è un po’ più grande e la famiglia viene svegliata troppe volte, tutti restano stanchi e frustrati, incluso il bimbo stesso.
È proprio in questi casi che dobbiamo fare una scelta competente… 


Come trovare la soluzione più competente per la tua famiglia

Secondo Jon Kabat Zinn, Mindful Parenting significa portare consapevolezza in modo intenzionale, senza giudizio, momento dopo momento, nel miglior modo possibile, a tutto ciò che emerge nella nostra esperienza, incluso l’essere genitori. Più riusciamo a fare un passo indietro ed esaminare con consapevolezza gli effetti che le nostre scelte hanno su ogni membro della famiglia, più possiamo modulare le nostre azioni per il benessere di tutti2.

L’allattamento a richiesta durante la notte può essere davvero faticoso, ma i suoi vantaggi a mio avviso ripagano di gran lunga lo sforzo fatto. Possiamo considerare due aspetti che non sempre vengono evidenziati:

  1. Allattare al seno aiuta anche la mamma a dormire di più, e a dormire meglio. Alcuni studi hanno evidenziato che, rispetto alle donne senza figli e alle madri che utilizzavano latte artificiale con bambini della stessa età, le madri che allattavano al seno dormivano meglio e più a lungo. Le madri che allattavano esclusivamente al seno avevano una marcata alterazione nella loro architettura del sonno, ottenendo periodi più lunghi di sonno ad onde lente, gli ultimi due stadi del sonno, quello profondo e rigenerante 3

  2. La fatica di allattare varia da mamma a mamma, ma anche tra diversi bambini della stessa mamma. Io stessa ho avuto, con i miei due bambini, due esperienze di allattamento molto diverse: una molto difficile, l’altra molto semplice. Alcune donne dicono che allattare è più faticoso rispetto al biberon,  mentre altre il contrario. Oltre agli altri fattori in gioco di cui il primo è il supporto di cui disponiamo, dobbiamo  esaminare attentamente anche la nostra fatica, perchè può essere causata da alcune credenze radicate in noi, di cui non siamo pienamente consapevoli. Inoltre, molte mamme che non riescono ad allattare, devono fare poi i conti con il senso di colpa: anche di questo occorre prendersi cura, senza giudicarsi, con gentilezza. Una mamma che non allatta al seno non è una mamma meno amorevole rispetto ad un altra che lo fa.


Il co-sleeping è opposto alle pratiche più diffuse da noi, anche se è la norma nei paesi asiatici: secondo la mia esperienza, pur avendo dei costi, è un opzione, ed è fattibile in una visione della genitorialità come qualcosa allo stesso tempo difficile e profondamente soddisfacente. 

Come genitori, noi abbiamo tutti la nostra storia personale e personali esperienze infantili. Diventare consapevoli dei nostri sentimenti e comprendere da dove provengono è un aspetto importante per decidere in modo competente. Ad esempio una persona che non ha avuto sufficiente contatto e nutrimento da bambina, potrebbe automaticamente schierarsi per l’alto contatto “a tutti i costi”, nonostante questo possa magari portare malessere alla persona, alla famiglia, ed al bambino stesso. Portare questi sentimenti, ed i pensieri che li accompagnano, alla consapevolezza, senza giudicarli o giudicarci per il fatto che li abbiamo, ci permette di vedere più chiaramente ed eventualmente sperimentare un grado di maggiore libertà, invece di lasciare che essi impongano le nostre scelte genitoriali.

Fortunatamente, ci sono molte opzioni. Se condividere lo stesso letto non funziona per te, o per il tuo/a partner, o per il tuo bambino, puoi mettere un lettino vicino al tuo, o far dormire il tuo piccolo nella stanza accanto. Puoi creare rituali su cui il tuo bambino può contare e che si può aspettare, che sia leggere per lui, raccontare una storia, ascoltare musica rilassante, sdraiarsi o sedersi accanto a lui. Puoi essere l’incarnazione di un senso di fiducia che gli permette di essere tranquillo mentre è da solo, interiorizzando la sensazione di essere al sicuro e imparando ad addormentarsi da solo.

Molto più importante della scelta di allattare o di come organizzare i letti, è il trovare il tuo personale modo di infondere sentimenti di fiducia, sicurezza, connessione, e resilienza interna, nel tuo bambino.

Essere consapevoli quindi non significa fare co-sleeping, ma saper trovare la soluzione più competente e gentile per tutti i membri della famiglia, tenendo conto del loro sviluppo e bisogni.

Se quindi il tuo bambino non è ancora in grado di addormentarsi da solo, oppure non lo è temporaneamente, puoi parlarne con il tuo partner per trovare una soluzione che permetta a tutti di gestire i risvegli e superare questo periodo: puoi utilizzare un tipo di comunicazione costruttiva 4 che mira a condividere i tuoi bisogni e vedere ciò che emerge, piuttosto che ad ottenere un risultato.



Come supportare il tuo bambino che impara ad addormentarsi

L’approccio che sto per proporti è quello creato da Magda Gerber (chiamato RIE) la cui missione è di migliorare la vita dei neonati e dei bambini attraverso la cura rispettosa. Il bambino è, fin dalla nascita, un iniziatore, un esploratore e un individuo capace di apprendere.

Nei primissimi mesi di vita le due armi disponibili per aiutare l’addormentamento sono allattamento e contatto del corpo. Il latte materno contribuisce inoltre a regolare il suo ritmo circadiano facendo sì che sia vispo di giorno, e sonnolento di notte: come illustra un articolo su The Conversation 5,  il latte mattutino è più energizzante, mentre quello serale è più rilassante per il bambino, contenendo elementi differenziati.

Man mano però che il bambino cresce, e diventa più consapevole di sé e dell’ambiente, possiamo iniziare a dargli la possibilità di partecipare al processo dell’addormentarsi, per poter imparare come si fa. Ecco di cosa ha bisogno:

  1. Coerenza e prevedibilità Per prima cosa dobbiamo far sì che il tuo bambino sappia cosa aspettarsi da te. Rispetta quindi le sue abitudini e, quando vuoi apportare un cambiamento, parlagli dolcemente descrivendo ciò che succederà, aspettati un eventuale reazione negativa e stai pronto a rassicurarlo e supportarlo, con abbracci, o con la voce. Un’altra cosa importante è non far addormentare il tuo bambino su di te, per poi spostarlo in seguito, perché questo può generare insicurezza e paura al risveglio, rendendo, le volte dopo, il suo sonno più leggero.

  2. Libertà di sperimentare Il tuo obiettivo è quello di facilitare per il tuo bambino lo sviluppo della competenza di addormentarsi, e che diventi capace di riaddormentarsi tra i vari cicli di sonno notturni. Vanno quindi creati i presupposti per cui lui può provare a farlo: in autonomia, ma con te al suo fianco. Se sei una mamma che allatta un buon modo è quello di allattare da sdraiata. Fai sdraiare il tuo bambino vicino a te, lasciandogli la possibilità di muoversi: dopo i primi tempi in cui resterà attaccato per tutto il tempo, inizierà a girarsi a pancia in su dopo la poppata, e osservando bene, noterai proprio il momento in cui “decide” di addormentarsi. Se dai il latte di formula, puoi invece osservare con attenzione il tuo bambino ed è importante cogliere i primissimi segni di stanchezza: poggialo ancora sveglio sul letto, o nella culla a fianco al letto, rassicurandolo con un contatto. In entrambi i casi il principio è il medesimo: non fare niente per farlo addormentare, ma resta tranquillamente accanto a lui osservandolo, con atteggiamento positivo e rassicurante. Se il bambino si lamenta, rassicuralo con la voce o con un contatto, ma senza prenderlo in braccio: resta lì al suo fianco. Se invece è chiaramente in difficoltà oppure inizia a piangere, puoi rimandare le sperimentazioni, e aiutarlo ad addormentarsi: prendendolo in braccio, dondolandolo, cantando una canzone o mettendolo in una fascia, oppure tutte queste cose insieme. Giuro di avere un’amica che lo faceva ogni notte, ed era l’unico modo per addormentare il suo bambino.

Avere rispetto per il mondo è quando permetti alle persone
di essere ciò che sono.
Magda Gerber

  1. Tempo Se scegliamo ad esempio di provare a mettere il nostro bambino ancora sveglio sul letto o nella culla, non arrendiamoci al primo versetto che fa. Aspettiamo qualche attimo per vedere come se la cava, sempre restando al suo fianco, ma senza fare nulla. Spesso ci sorprenderà. “Il mio atteggiamento è sempre stato: aspetta, aspetta, aspetta.” Magda Gerber

  2. Accettazione e non giudizio Occorre tener presente i molti fattori che possono mettere il bambino in difficoltà nell’addormentarsi e modulare di conseguenza le nostre aspettative: scatti di crescita, malattie, dentini, ansia da separazione

  3. Routines che seguano il suo ritmo Ogni bambino ad ogni diversa età può restare sveglio un tot di ore prima di aver bisogno di dormire ancora, e fa pisolini di durata simile tra uno e l’altro. Un’idea generale per i tempi di veglia può essere: da 0 a 6 mesi 45 min-1 ora, fino a 3 mesi da 1 ora a 1 ora e 45 min, da 3 a 6 mesi circa 2 ore, dai 6 ai 9 mesi 2-3 ore. Ma ogni bambino è differente. Spendiamo un po’ di tempo nel capire il suo ritmo e cerchiamo di metterlo a nanna nel momento giusto, meglio un po’ prima che un po’ dopo.

  4. Genitori consapevoli delle sue capacità Quando noi impariamo a fare qualsiasi cosa, pensiamo ad esempio al suonare uno strumento, dobbiamo trovare attività che siano per noi del giusto livello, in quel periodo: né troppo al di sotto delle nostre capacità perchè così non progrediamo, nè troppo in alto, perché così diventiamo frustrati. Anche con il nostro bambino abbiamo il dovere di osservarlo attentamente e non cadere nei due atteggiamenti nemici dell’apprendimento. Il primo è il “lasciare”: provare un po’ di volte, e poi concludere che no, non c’è speranza, il nostro bambino non si addormenterà mai da solo, e quindi cedere alla tentazione e addormentarlo sistematicamente con il metodo che funziona (ad esempio dondolandolo in piedi, oppure portandolo in auto) togliendogli la possibilità di provare, anche nel momento in cui diventasse pronto. Il secondo è voler accelerare le cose, magari perché dobbiamo tornare al lavoro, oppure siamo troppo stanchi, e mettere il nostro bambino in difficoltà rendendo probabile il suo fallimento, e quindi la sua perdita di fiducia.

Il fattore più importante per aiutare un bambino ad imparare qualsiasi cosa, incluso l’addormentarsi, è il nostro atteggiamento. Se riusciamo ad essere positivi e fare le giuste azioni per creare tutti i presupposti per facilitare il suo compito, ma senza essere troppo attaccati al risultato, avremo fatto un buon lavoro.

Questi sono tutti suggerimenti che possono favorire il riposo del tuo bambino facendo sì che, nel momento di doversi addormentare, si senta sicuro, tranquillo, fiducioso e rilassato: però ricorda che nessuno al mondo può far addormentare un altra persona, al di là del somministrare dei sonniferi: il sonno è una skill che il tuo bambino deve imparare da solo 6 .

Fai meno, osserva di più.
Meno fai, più diventa piacevole.
Magda Gerber

Note

  1. https://www.uppa.it/educazione/pedagogia/sonno-dormire-con-il-bambino-nel-lettone/
  2. Everyday blessings – mindfulness for parents Myla and Jon Kabat-Zinn
  3. Blyton, D. M., Sullivan, C. E., & Edwards, N. (2002). Lactation is associated with an increase in slow-wave sleep in women. Journal of Sleep Research, 11(4), 297-303
    Doan, T., Gardiner, A., Gay, C. L., & Lee, K. A. (2007). Breast-feeding increases sleep duration of new parents. J Perinat Neonatal Nurs, 21(3), 200-206.
  4. https://nicolettacinotti.net/le-chiavi-della-comunicazione-mindful/
  5. https://theconversation.com/human-breast-milk-may-help-babies-tell-time-via-circadian-signals-from-mom-118492
  6. https://www.magdagerber.org/blog/helping-your-baby-to-get-the-sleep-she-needs

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