La mindfulness in gravidanza può rappresentare un’opportunità per imparare a stare con le difficoltà, senza rifuggirle: per accedere alle proprie qualità del cuore, per onorare la nostra natura autentica. Alice Baroni.
Mindfulness in gravidanza
Metta, o Amorevole Gentilezza, per la futura mamma. Prima parte.
Un periodo particolare, questo.
Un autunno, silenzioso, già sfumato in inverno. Un cielo ovattato e bianco, che abbiamo osservato, per la gran parte, dalle finestre delle nostre case. La diminuzione degli stimoli esterni ha reso naturale una nuova attenzione a ciò che abbiamo dentro. Per alcuni, il lavoro da casa. Per molti, cambiamenti inaspettati. Per tanti altri, delle pause.
E per me? Io, che sto vivendo una gravidanza, ho l’occasione per sentire più chiaramente tutti i cambiamenti che mi riguardano. Nel corpo, con lo spostarsi delle sue energie positive e negative, nei paesaggi interiori, negli stati che ogni giorno mi attraversano.
Ho voluto cogliere l’occasione per incontrare – su Zoom – una persona che ho conosciuto l’anno scorso. Qualcuno che ha molto da condividere sul tema della consapevolezza durante la gravidanza e la genitorialità. Alice Baroni è Psicologa, Psicoterapeuta e Istruttrice di protocolli Mindfulness based.
Vi racconto il nostro dialogo.
Io – Come hai incontrato la mindfulness?
Alice – Come spesso succede, il mio interesse per la mindfulness è nato da un bisogno personale. È stato mentre vivevo in Australia, sono rimasta là per 4 anni: avevo 28 anni, avevo finito da poco l’Università, e qui in Italia stavo seguendo un percorso di psicoterapia, era mancata da poco la mia mamma. È stato per me un periodo di grande cambiamento, ed anche di grande difficoltà. Un po’ reattivamente, un po’ per darmi un permesso, ho deciso di ritagliarmi questo spazio. Alice mi fa un sorriso di tenerezza ed ironia. Mi illudevo di partire lasciando tutte le difficoltà a casa, ma poi me le sono ritrovate tutte con me, posto che erano dentro di me.
Data l’impossibilità di proseguire in Australia il percorso di psicoterapia, ho scelto i protocolli di mindfulness disponibili nella città dove vivevo. Una soluzione facile e accessibile, che mi permetteva di conciliare i miei orari. Sorride ancora. Ed è stata una scoperta meravigliosa, una rivelazione. Mi ha subito mostrato quanto fossi incastrata dentro delle credenze, dei meccanismi automatici.
Io – Qual’è stato il primo impatto con la pratica?
Alice – Ricordo che alla prima lezione l’insegnante disse che avevamo dei compiti per casa, ed io che sono sempre stata di indole un po’ ribelle risposi: “beh io non so se posso prendermi questo impegno, io sono libera”. La sua risposta fu : “la tua idea di libertà è vincolata al fatto di non poterti prendere impegni?”
Iniziai a praticare. Già delle prime settimane mi svegliavo al mattino molto presto, e mi resi conto che non avevo più bisogno di riposare così tanto.
Certo, non è che la meditazione possa risolvere istantaneamente tutti i problemi. Ma è un percorso in cui si è spinti ad andare sempre più in profondità. Un percorso di cura, di ricerca. Una volta iniziato, ed acquisite queste nuove consapevolezze, ho trovato di supporto, rientrata in Italia, iniziare un nuovo percorso di psicoterapia per lavorarci su. Ma credo che ogni persona, poi, trovi le proprie modalità. Tutti abbiamo bisogno di ritrovare una connessione a qualcosa di più grande, che sia poi attraverso qualcosa come l’arte, la natura, la spiritualità oppure attraverso altre strade, questo fa parte delle differenze individuali.
Io – Quale può essere, per te, il ruolo della mindfulness?
Alice – Con la mindfulness ognuno si approccia in modo differente, in base alle proprie attitudini ed il proprio bagaglio emotivo, psicologico, ma anche biologico. Ad esempio penso ad alcuni amici che hanno un sistema nervoso molto attivato, per loro la mindfulness può essere proprio un strumento di regolazione, utile per calmarsi.
Per me – che ho generalmente un temperamento calmo – quando entro in meditazione, a volte scendo in basso molto velocemente e diventa una risorsa di radicamento, per entrare in contatto sottile con la mia esperienza somatica. Ci sono amici e colleghi molto metodici nel praticare, tutti i giorni, sempre alla stessa ora. Per me la mindfulness è una pratica costante ma amo ad esempio anche immergermi e praticare senza delle regole di tempo, magari facendo lunghi ritiri.
In questo senso la mindfulness è molto democratica. Seppur trovi le sue origini nella tradizione meditativa buddista, arriva a noi in modo laico, non richiede di aderire a nessun credo religioso … Inoltre è una risorsa a cui possiamo attingere senza il bisogno di avere particolari conoscenze o capacità pregresse: io ho praticato ad esempio in Australia avendo una conoscenza contenuta della lingua. La mindfulness è preverbale, è un linguaggio universale che possiamo tutti condividere. È davvero una risorsa disponibile al di là delle differenze.
Io – Come hai maturato la decisione di insegnare la mindfulness?
Alice – Dopo aver visto il potere della mindfulness su di me, ho sentito il bisogno di condividerlo. In quel periodo facevo volontariato presso un centro di rifugiati ed avevo iniziato ad utilizzarla con loro: soffrivano di
flashback, difficoltà a dormire. Ed ho avuto dei buoni riscontri. Poi così utilizzai la mindfulness anche quando stetti per un periodo nelle Filippine,
in post emergenza.
Io – Perché la mindfulness è particolarmente interessante durante la
gravidanza e la neo-genitorialità?
Alice – Ci sono vari livelli.
Il primo livello è la connessione con noi stessi.
Il primo è relativo al dono che la pratica di consapevolezza ci offre: quello di riconnetterci a noi stessi a livello profondo: a livello dell’Essere. Quando torniamo semplicemente “ad essere” e stiamo in ascolto del nostro respiro senza fare nient’altro, allora possiamo vedere con chiarezza gli elementi che compongono il nostro vissuto interiore: quali pensieri, emozioni, sensazioni fisiche stiamo sperimentando in quel momento.
Possiamo “riprendere i sensi” per sentire ciò che ci attraversa in modo più autentico, meno condizionato dalla mente giudicante che filtra tutte le nostre esperienze sulla base del giudizio: “ciò che dovrebbe essere” (sulla base di ciò che è già stato nel passato) o “ciò che avremmo voluto fosse” (sulla base dei nostri programmi ed aspettative sul futuro), per essere invece pienamente e autenticamente in contatto con ciò è.
Io – I bambini sono naturalmente mindful?
Alice – I bambini sanno già stare in contatto molto bene con il momento presente, con i propri sentimenti e le proprie sensazioni. Se pensiamo a quanto sono pienamente in contatto coi propri sentimenti, o a come riescono a passare velocemente da uno stato emotivo all’altro, ad esempio. Come ben sanno i genitori. Alice sorride con ironia.
Il secondo livello è il potenziale evolutivo della pratica di Consapevolezza.
Se è vero che da un lato la mindfulness ci permette di “vedere” e di entrare in contatto più autentico con la nostra esperienza, è vero anche che talvolta la nostra esperienza può essere dolorosa e che in quei casi probabilmente preferiremmo non vederla o non sentirla per quella che è.
Questo certamente vale per le esperienze difficili, traumatiche, così come per alcune esperienze sfidanti che è possibile incontrare durante la genitorialità e la gravidanza. Durante la gravidanza, ad esempio, la futura mamma può sentirsi inadeguata o impreparata verso il compito che la aspetta.
Da un lato potrebbe confrontarsi con un proprio modello ideale di madre o con quello talvolta edulcorato offerto dai media e sentire una dissonanza rispetto alla propria esperienza reale.
La mindfulness rappresenta un’opportunità.
La mindfulness in questo caso può rappresentare un’opportunità per accedere alle proprie qualità del cuore, per imparare a stare con le difficoltà, senza rifuggirle: per onorare la nostra natura autentica, anche laddove diversa dalle categorie mentali del “giusto” o dello “sbagliato” ed accoglierci con gentilezza e amorevolezza. L’attitudine che rivolgiamo a noi stesse durante le difficoltà che incontriamo, può cambiare davvero la nostra esperienza.
Durante la gravidanza, inoltre, la futura mamma entra in contatto direttamente con la natura del cambiamento di tutte le esperienze. Questa verità della vita, che solitamente passa inosservata, in questo periodo si esprime esponenzialmente attraverso gli importanti cambiamenti fisici e le repentine variazioni emotive.
Di fronte a qualsiasi trasformazione o a qualsiasi esperienza inattesa si possono generare due risposte naturali: da un lato una disponibilità ad aprirci con fiducia al cambiamento, dall’altro la reazione di chiuderci per via della paura di ciò che potrebbe accadere.
Queste due possibilità possiamo individuarle ogni giorno di fronte alle piccole crisi che avvengono per tutti noi. Possiamo aprirci con il cuore e la mente verso il cambiamento, oppure trovarci a ripetere e cercare di mantenere i nostri schemi abituali condizionati dalla paura o dal bisogno del controllo.
Il corpo e il cuore della madre, ancor prima della mente, lo sanno molto bene: opporsi al cambiamento non è possibile per evolvere, (per nascere e far nascere) è necessario rimanere aperti, anche nel dolore, con una selvaggia fiducia verso la vita.
“Contrazioni” della vita.
Allo stesso modo possiamo guardare anche ai momenti di difficoltà
quotidiani come a delle “contrazioni” della vita. Quando siamo in difficoltà è proprio la vita che si contrae.
La mindfulness ci permette di stare e di attraversare momento dopo momento, queste contrazioni, libere dal carico di ciò che è già accaduto o dalla paura di ciò che potrebbe accadere. Sostenute da un’attitudine accogliente verso l’esperienza e verso noi stesse e dalla consapevolezza che ogni esperienza, sia piacevole che dolorosa, dura un tempo limitato e poi cambia.
L’esperienza della gravidanza e l’esperienza del diventare genitori ci connette a livello profondo con il nostro più grande potenziale evolutivo: quello di trascendere noi stessi.
La capacità della madre di andare al di là della forma del suo corpo, di andare al di là della paura e del dolore della trasformazione, di superare a volte i propri bisogni primari durante la neo-genitorialità – penso al bisogno di sonno, al bisogno di avere uno spazio di intimità – sono tutte esperienze di trascendenza. Esperienze in cui andiamo al di là del nostro ego, nelle quali l’amore verso noi stessi si allarga e fa spazio anche a qualcosa di più grande di noi, e di cui allo stesso tempo facciamo parte.
Per essere buoni genitori non occorrere essere perfetti , ma solo essere consapevoli.
Io – La mia grande realizzazione – nel diventare mamma – è stata proprio questa: non esiste un momento in cui si è pronti per essere genitori, quel momento in cui si può dire di essere finalmente adulti, resilienti ed in grado di gestire tutto perfettamente. Ecco, quando nasce il nostro bambino, si può partire dal dove si è in quel momento. Non occorre prima aver risolto tutti i nostri problemi.
È quindi sempre possibile essere un porto sicuro per il nostro bambino, attraversando insieme sia i momenti di gioia, sia quelli difficili, o nei quali non ci sentiamo adeguati. Lo strumento che ci permette di realizzarlo, non diventando perfetti, ma superando le nostre paure, accettando la nostra instabilità, può essere la mindfulness.
Alice – Quello che descrivi è un darsi l’opportunità di vivere qualsiasi esperienza come un’occasione di crescita. Questo succede se ci approcciamo con l’idea di visitare un territorio di cura e di protezione e di metterlo a disposizione dei nostri figli, ma anche a disposizione di noi stessi, della nostra “parte bambina”, e di ricordare che anch’essa ha bisogno di essere nutrita e curata.
La bambina che è in noi.
Capita di frequente che l’esperienza della neo-genitorialità metta in contatto con la “bambina piccola” che siamo state e il modello d genitorialità che abbiamo ricevuto. Questo contatto può riconnetterci con una fonte di gioia e di amore, ma anche riattivare dolori e sofferenze rimasti per lungo tempo inascoltati.
Mi capita a volte di accompagnare con la Psicoterapia e la mindfulness, alcune neomamme che, grazie alle nuove consapevolezze acquisite attraverso la pratica, riconoscono con sofferenza il meccanismo automatico di ripetere le stesse cose che facevano le loro madri, oppure al contrario di sentirsi “assoldate” a fare diversamente, quasi dentro il bisogno di contrastare ciò che è stato e di garantirsi di essere delle madri “migliori”.
In entrambi i casi immerse nella fatica di un condizionamento che lascia poca libertà e nel quale si può solo scegliere se ripetere o ribellarsi a ciò che accaduto in passato, per vivere il proprio presente.
Libertà vuol dire andare oltre la nostra storia personale.
Il lavoro che solitamente propongo loro è su due livelli: il primo di contatto e cura verso quella bambina che è dentro di noi, che si attiva anche su un piano inconsapevole. Accogliendo i suoi sentimenti, accediamo al potenziale riparativo del diventare madri anche per noi stesse e liberiamo il nostro bambino reale dal vivere le stesse cose, interrompendo così la catena di ripetizione transgenerazionale delle esperienze traumatiche.
Il secondo è la distinzione da lui/o lei. Prendiamo atto che il nostro bambino reale è distinto dalla bambina che siamo state.
Ci apriamo così ad incontrarlo – nel senso più profondo – per quello che è davvero, all’interno di una relazione libera e autentica.
Questa libertà può apparire semplice, ma a volte è davvero una meta. Vuol dire cioè imparare a lasciare andare tante cose. E “lasciare andare” richiede prima di riprendere contatto, sentire e perdonare.
Io – Dove possono le mamme restare aggiornate sui tuoi corsi, o
semplicemente contattarti per farti una domanda?
Alice – Sicuramente sulla pagina facebook Mindfulness in gravidanza e genitorialità, oppure, per info sulla pratica di Mindfulness in Gravidanza, possono scrivere a mindfulnessgravidanza@gmail.com
In conclusione
L’esperienza della gravidanza e l’esperienza del diventare genitori ci connette a livello profondo con il nostro più grande potenziale evolutivo: quello di trascendere noi stessi.
Cosa sono le qualità del cuore? E quali, particolarmente, interessano ad una neomamma? Quali trasformazioni avvengono nel cervello di chi pratica, e perché sono particolarmente rilevanti per un neogenitore?
Potrai approfondire questi temi nella seconda parte dell’articolo che verrà pubblicato la prossima settimana, e verificare tu stessa, nella tua esperienza, ciò di cui si parla.
Potrai farlo in modo semplice, provando ad ascoltare la pratica audio che Alice ha creato appositamente per le mamme in gravidanza.
Se non l’hai ancora fatto, iscriviti al gruppo Facebook bubuset per non perdere la pubblicazione della pratica guidata.
Nel frattempo potrai accedere alla Piccola Biblioteca delle Risorse, per ascoltare sessioni guidate di mindfulness, attività e tanto altro.
Ti invito inoltre se vuoi a scoprire un’altra pratica dedicata ai bambini, guidata da Alice Baroni. Leggi l’articolo I tre animali nella nostra mente, scarica le attività da colorare, ascolta l’audio guidato insieme ai tuoi piccoli. Lo puoi trovare nella Piccola Biblioteca delle Risorse.