Illustrazione: Il Genitore Consapevole legge la Fatica come un Feedback. Sa che dove si strugge, lì c’è un’aspettativa. Luisa del film Encanto resta schiacciata proprio dalle aspettative.
La Fatica come un Feedback
Quando porto fuori i bambini, mi capita spesso di caricarli sulle spalle. E non è raro che arrivino commenti come… “Ehi Flora ha due bicipiti così” … oppure … “Ma non hai mal di schiena?”. E io, beh .. vuoi sapere come mi sento?
Fare il genitore non è solo faticoso, e chi ha provato lo sa. È uno sforzo continuo che ripetutamente ci porta sul filo dei nostri limiti. Il genitore consapevole, però, legge la fatica come un feedback. Quando incontra un senso di fatica, ha fiducia che qualsiasi cosa ci sia in quel momento, può averci a che fare, grazie alla Mindfulness. E questo, già in sé, è un enorme potere.
Ed è proprio questo potere che gli permette di lasciare andare le aspettative nei confronti della situazione, di se stesso o del suo bambino, per trasformarle in qualcosa di più costruttivo, le aspirazioni. Le aspettative schiacciano e ostacolano come grosse pietre nelle tasche mentre le aspirazioni sono minuscoli semi di energia pronti ad aprirsi appena il terreno lo consente.
Inoltre il genitore consapevole impara dalla propria esperienza. Sa che dove si strugge, lì c’è un attaccamento. Una rigidità. Un’aspettativa, appunto. O nei confronti di se stesso, o nei confronti del suo bambino. E quindi fa qualcosa. Chiamare lavoro quello che il genitore consapevole fa su se stesso non sarebbe giusto. Piuttosto si tratta di cambiamenti, prove ed esperimenti, che poi aprono un’evoluzione.
A volte però la fatica è tanta, troppa. Allora il genitore consapevole diventa stanco. Stanco di lottare e non ha nessuna voglia, di imparare o di crescere. All’ennesima pandemia non ha voglia lui, e nemmeno il bambino. Sono disconnessi punto. E non ascoltano più. Non ascoltano, non imparano. Chiedono solamente. A vuoto. Entrambi.
Ma la chiave non è sforzarsi di più. Non è la resistenza folle. Non bisogna avere forza sovrumana. Non occorre essere Hulk o Wonder Woman. La chiave è una cosa molto più delicata e particolare. Lasciar cadere le spade. Smettendo così di lottare. Contro se stessi. La chiave sta nella comprensione. Nel vedere il meccanismo che, una volta svelato, salta. La frustrazione non ha nulla a che fare con il bambino.
Lo ripeto. La frustrazione non ha nulla a che fare con il bambino. Lui è il maestro. Lui ci rimanda i nostri stati. Lui ci indica cosa fare. Lui è già evoluto, perché è nuovo. Ci insegna come diventare più attenti, più sensibili e meno grezzi. Ci insegna che è bello imparare, ed esiste una via per farlo godendosi il viaggio. Non abbiamo bisogno di stare male. A lui basta che noi siamo felici. Genitore felice, bambino felice.
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